Confidi, Osservatorio Comitato Torino Finanza: Report 2024



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Giovedì 29 febbraio a Roma, presso la sede di Unioncamere, è stato presentato il Rapporto 2024 sui “Confidi in Italia”, redatto dal Comitato Torino Finanza che dal 2005 realizza presso la Camera di commercio di Torino una ricerca sull’andamento del mercato italiano delle garanzie fidi, anche alla luce dell’evoluzione normativa, e propone alcuni spunti di discussione sulle politiche pubbliche di cui questi intermediari sono destinatari.

Secondo il report di Comitato Torino Finanza, a fine 2023 il numero dei confidi si è attestato a 192. Di questi, 32 sono maggiori, iscritti nell’albo ex art. 106 TUB e soggetti alla vigilanza di Banca d’Italia, e 160 minori, di cui all’art. 112 decreto legislativo 1 settembre 1993, numero 385, iscritti nell’elenco Ocm, soggetti alla vigilanza dell’Organismo confidi minori. Il numero è in diminuzione di 8 unità rispetto al 31 dicembre 2022: nel corso del 2023 sono infatti stati cancellati dall’elenco 10 confidi e ne sono stati iscritti 2; il numero dei confidi maggiori è invece rimasto stabile.

Confidi maggiori più presenti al Nord; minori, prevalentemente al Sud

Per lo studio del mercato delle garanzie, l’osservatorio fa riferimento ai confidi di entrambe le tipologie che risultavano iscritti nei rispettivi elenchi al 31/12/2022 e che non sono stati cancellati nel corso del 2023. Al 31 dicembre i confidi italiani con bilancio 2022 depositato risultano essere complessivamente 190, 32 confidi maggiori e 158 confidi minori.

Metà dei confidi ha sede legale nell’area del Mezzogiorno (95 confidi sul totale di 190); circa un terzo sono localizzati nelle regioni del Nord (67 confidi) e il restante 15% nelle regioni del Centro Italia (28 confidi).

I confidi maggiori sono presenti soltanto sul territorio di 15 regioni italiane e sono concentrati soprattutto al Nord mentre I minori sono invece distribuiti sull’intero territorio nazionale; almeno uno dei 158 confidi minori è presente in ogni regione.

Specularmente rispetto alla distribuzione dei confidi maggiori, la maggior parte dei confidi minori è localizzata nelle regioni del Mezzogiorno per il 56% del totale, 89 confidi su 158.

Stock di garanzie in essere in calo del 7% nel 2022

Al 31/12/2022 i confidi italiani detenevano complessivamente 8,4 miliardi di euro di stock di garanzie, in calo del 7% rispetto al 2021. La distribuzione dei confidi sul territorio nazionale per stock di garanzie in essere appare molto diversa da quella per localizzazione.

I confidi del Nord Italia pur rappresentando soltanto il 35% del sistema (67 confidi su 190) detengono il 51% dello stock complessivo (4,3 miliardi di euro su un totale di 8,4). Specularmente le regioni del Mezzogiorno sebbene vedano localizzati sul loro territorio il 50% dei confidi italiani, detengono soltanto il 21% dello stock complessivo.

I dati evidenziano una profonda differenza fra il mercato delle garanzie del Nord e Centro Italia da un lato, dominato da player di grandi dimensioni che detengono stock di garanzia mediamente molto elevati, e il mercato delle garanzie del Mezzogiorno, che presenta invece una struttura più frammentata con un gran numero di player di dimensioni medie e piccole che detengono stock di garanzie mediamente più modesti.

Venendo al confronto fra gli stock di garanzia dei confidi maggiori e dei confidi minori per verificare eventuale sovrapposizione tra i confidi maggiori “più piccoli” e i confidi minori “più grandi”, notiamo quest’anno una conferma della tendenza già osservata negli ultimi anni: nel 2019 erano 15 i confidi minori che si ponevano, nella classifica degli stock, al di sopra dell’ultimo dei confidi maggiori, nel 2020 erano scesi a 6 e poi ancora scesi a 3 nel 2021, numero confermato nel 2022.

Per spiegare questa tendenza alla contrazione degli stock dei confidi minori, l’analisi del Comitato Torino Finanza fa riferimento a due fattori:

·         l’arretramento dei confidi minori, dovuto in parte anche all’esaurirsi delle misure straordinarie, messe in campo per fronteggiare gli effetti della pandemia, che in alcune realtà locali avevano comportato un coinvolgimento diretto dei confidi favorendone un incremento anche notevole dell’attività.

·         il processo di consolidamento del sistema dei confidi maggiori, che ha favorito anche un irrobustimento di alcuni soggetti sotto il profilo degli stock, ferma restando la crescente diversificazione del business che vede le attività “residuali” sempre più importanti per le strategie aziendali e per la sostenibilità economico-finanziaria delle strutture.

 

Nel corso del 2022 i confidi italiani hanno emesso complessivamente circa 2,8 miliardi di garanzie. La ripartizione del sistema per flussi di garanzie emesse rispecchia quella già osservata per gli stock di garanzie in essere (forte concentrazione nelle regioni del Nord Italia), ma con valori ancora più polarizzati.

Anche in questo caso i confidi del Nord Italia, pur rappresentando soltanto un terzo del totale, nel 2022 hanno erogato il 57% del flusso complessivo (1,6 miliardi di euro su un totale di 2,8). Specularmente le regioni del Mezzogiorno, sebbene vedano localizzati sul loro territorio la metà dei confidi italiani, hanno erogato soltanto il 14% delle garanzie.

Analizzando i valori di flusso 2022 in base al soggetto erogante si evidenzia che i confidi maggiori hanno concesso l’85% delle garanzie totali nel corso del 2022 (2,4 miliardi su un totale di 2,8) mentre la quota di garanzie erogate dai confidi minori si limita al 15%.

Sia i confidi maggiori che i confidi minori presentano dotazioni patrimoniali consistenti in relazione ai rischi assunti. I dati sono invece peggiori per quanto riguarda la sostenibilità economica dei confidi: la grande maggioranza sia dei maggiori che – soprattutto – dei minori non è in grado di produrre valore dalla propria operatività core, ossia l’emissione di garanzie sul credito, e presenta dati in ulteriore peggioramento rispetto al 2021.

I Confidi più smart, messi di fronte al progressivo ridimensionamento del business legato alla garanzia mutualistica, hanno riscoperto e rinnovato la propria funzione di “prossimità”, facendosi facilitatori dell’introduzione in azienda di nuovi strumenti e di nuove politiche gestionali e riconquistando poco a poco un ruolo importante nell’affiancamento delle imprese e nel loro accompagnamento sul mercato dei capitali. E ciò per tre motivi:

-     il progressivo potenziamento dei servizi on line delle banche a discapito della presenza sul territorio;

-     l’aumento anche per le aziende di piccole dimensioni di adempimenti e obblighi, legati anche alle norme sulla prevenzione della crisi;

-     la progressiva introduzione di vincoli e di parametri di valutazione ESG nei rapporti commerciali e finanziari.

In sostanza, i Confidi si stanno facendo sempre più promotori di un percorso di diffusione culturale, finalizzato a far conoscere i diversi strumenti finanziari e gestionali a disposizione dell’imprenditore e, soprattutto, a introdurre in azienda una visione strategica più flessibile, che faciliti anche il ricorso a soluzioni innovative laddove ne ricorrano le condizioni. I Confidi hanno assunto un ruolo da advisor e non è un lavoro facile: che si tratti di strutturare un minibond, di offrire un finanziamento online o di proporre l’anticipo delle fatture, è abbastanza complicato riuscire a superare quelle barriere, innanzitutto culturali, che rendono diffidenti gran parte dei piccoli imprenditori.

Un’altra funzione svolta dai Confidi è quella di investitore. La partecipazione come investitori nel collocamento dei titoli di debito ha interessato quasi il 50% degli intervistati per un ammontare che, a fine 2023, si aggirava intorno ai 30 milioni di euro. Attività che ha contribuito a creare quei deal di investitori “diffusi”, alternativi o complementari ai grandi fondi o alle stesse banche, che si stanno rivelando fondamentali per permettere la crescita, lenta ma costante, del mercato obbligazionario per le PMI. Altrettanto importante è stato il ruolo di erogatori di credito diretto alle imprese, anche attraverso la partecipazione a fondi di direct lending che hanno permesso di ovviare, almeno in parte, alle tradizionali difficoltà di accesso al credito bancario da parte delle imprese minori. A fine 2023, lo stock stimato di credito diretto superava i 400 milioni di euro, a beneficio di circa 8.000 imprese. Nel 70% dei casi, la provvista dei fondi necessari è stata realizzata facendo ricorso a plafond esterni, in primis (75% dei casi) al plafond messo a disposizione da CDP, a cui si sono affiancate (oltre un terzo dei casi) risorse ministeriali o di altri enti pubblici.